lunedì 20 febbraio 2017

Il terzo occhio e la curiosità

Sono molte le tecniche e formule che al proprio interno comprendono un'azione sul sesto chakra, o terzo occhio come parte di un sistema. I significati che gli sono stati attribuiti sono vari, sempre in qualche modo legati alla saggezza, al pensiero, alla capacità di "guardare oltre". Ma cosa significa realmente "guardare oltre", rendersi conto di chi o cosa abbiamo di fronte e come avviene? In alcune filosofie questo chakra è strettamente legato al perdono, il che a mio avviso può essere frainteso e proprio per questo userò come esempio questo termine. Si tratta infatti di un termine che ha implicita la consapevolezza di un passato e il proseguire verso il futuro. Ma se viene messo in pratica perché " è giusto perdonare", "si deve", perché fa parte di una cultura acquisita, e quindi di qualcosa di " acquisito dall'esterno" come si può parlare di qualcosa di essenziale come può esserlo una qualità umana?
Se guardiamo un bambino risalire a questa qualità primaria sembra più semplice. Infatti un qualcosa che caratterizza il bambino è la curiosità. "Solo per oggi non ti arrabbiare" dice uno dei principi del Reiki. Ma se viene messo in pratica come costrizione di se stessi ecco che si è nuovamente di fronte ad una semplice deviazione della rabbia verso un qualcosa di incognito, penalizzata senza una reale spiegazione, da qualcosa di esterno. E bene se si guarda un bambino si può avere una risposta: egli spesso gioca con la rabbia, gioca a conoscere varie reazioni dell'adulto. È curioso di vedere, conoscere, proprio guardare oltre. Impara a padroneggiare la rabbia come qualsiasi altra cosa per esplorazione. Non ha ancora uno schema. Ed è proprio questa curiosità di vedere cosa può esserci oltre che può effettivamente realizzare quell'apertura mentale all'altro e a se stessi con un sentimento pulito e primordiale come può esserlo la curiosità. Può prevedere una sollecitazione esterna ma mai una vena di "dovere" morale. La curiosità è libera e permette di guardare realmente oltre, per il semplice desiderio di vedere e conoscere.

Reiki e il gatto

Il Reiki è una tecnica di canalizzazione energetica, con la quale attraverso l'imposizione delle mani si aiuta un essere vivente, che sia un essere umano, un animale, una pianta o anche una pietra a raggiungere il proprio equilibrio ottimale in un dato momento, la massima espressione del suo essere, della sua bellezza, del suo benessere.
Come reagisce un gatto a questo tipo di trattamento?
Il gatto ha i chakra come l'essere umano ma nel suo caso il trattamento è diverso da quello dell'essere umano, perché è un animale molto autonomo: sceglie di posizionare sotto alle mani la parte che ha bisogno di energia, si sposta di volta in volta o resta fermo a seconda di quanta energia e dove gli occorre. Se sta bene e non ne sente il bisogno rifiuta il trattamento, se in un determinato punto non ha bisogno di energia lo fa capire. Quando il trattamento è terminato si alza e va via. Quando riceve più energia di quella di cui ha bisogno, fa una cosa meravigliosa: restituisce l'energia, "tratta" a sua volta chi gli fa il trattamento oppure un altro gatto in caso della presenza di diversi gatti nella stessa casa.
Il gatto ha una piena consapevolezza del proprio stato energetico e sa gestire l'energia che gli arriva. Poi può essere curioso, annusare di cosa si tratta, leccare le mani, esplorare. Gradisce il reiki nella misura in cui ne ha bisogno.